Sono rinata il 4, sempre a primavera.
Sono nata il 22 a primavera.
Sono rinata il 4, sempre a primavera.
Forse non è un caso se mi hanno chiamata Fiore. Della mia prima e breve vita conservo solo questo pseudonimo, perché siamo e rimarremo anche quello che abbiamo smarrito. Sono una nuvola in un giorno di marzo, sono un Fiore, sono anche l’oblio di qualcuno.
Il racconto della calda mattina del quel 4 maggio, di anno in anno, rimane sempre lo stesso. Il coniglietto con il fiocco rosa, che mi ha seguita in ogni dove e ora riposa, ricucito variamente, nella scatola dei ricordi, era stato dimenticato in auto, da due genitori tanto frementi quanto impacciati. Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli la mia mamma e il mio papà, con le guancine rosse e gli occhi luccicanti come tutte le volte in cui non riescono a trattenere la loro emozione.
Io ero una bimbetta spaurita con il naso polpettino, con un nastro da riavvolgere e un nuovo inizio tutto da riscrivere. Ero nata nell’incertezza, assorbendo la delicatezza e la vulnerabilità di un Fiore senza radici.
Dicono che ci sono due cose che possiamo solo ed unicamente ricevere in dono da chi ci ha dato la vita: le radici e le ali. Ma io credo che avere “radici” significhi prima di tutto, senso di appartenenza ad una famiglia, a una casa e a una terra, a una cultura, a un ambiente fatto di orizzonti, di luce, di odori, di profumi, di emozioni, di sentimenti, di ideali condivisi. Si può imparare a volare, nonostante tutte le avversità, solo quando si ha la certezza di essere amati, quella certezza che ci dà il senso profondo di avere solide radici.
Ecco, io in quel lontano 4 maggio, ho ricevuto in dono la mia “casa”, un terreno fertile d’amore in cui potersi radicare timidamente, e un paio di ali per poter imparare a volare.
Mi guardo allo specchio, rivedo la piccola Fiore e provo a sorriderle. Vorrei dirle di non sentirsi persa e sola, spicchio di vita che sorride un po’. Fiore che sia breve il cammino che ti separa da tutto quello che desideri. Fiore, maggio è una promessa, quella di una nuova e lunga estate, piena di tenerezza che dispensi e dai.